Nei soggetti anziani per valutare che non ci siano alterazioni nei processi di coagulazione del sangue è importante tenere sotto controllo il D-dimero. Quest’ultimo misurabile tramite un semplice prelievo venoso, se presenta valori troppo alti può essere indicatore di diverse patologie, tra cui la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare.
Quando è alto
Il D-dimero è un frammento proteico prodotto dai processi di degradazione dei polimeri stabilizzati di fibrina, che può provocare la formazione di coaguli nei vasi sanguigni. Nel caso di ferite o ustioni, nell’organismo si attivano determinate proteine, il cui compito è di bloccare il sanguinamento. Obiettivo che raggiungono con la formazione di un tappo emostatico, che ha come scopo quello di fermare l’emorragia. Tale tappo o coagulo è composto principalmente da fibrina e una volta che la ferita è guarita, viene scomposto in piccoli frammenti da un enzima detto plasmina. I prodotti di tale fenomeno di degradazione rappresentano il D-dimero, che può concentrarsi in maniera elevata nel sangue e attivare nuove attività coagulatorie.
I valori normali di riferimento del D-dimero sono compresi tra 0-500 ng/ml. Naturalmente i risultati devono essere correlati ad altri fattori come il sesso, l’età e anche il tipo di metodo usato nella misurazione. In generale, nei soggetti anziani non deve superare 500 ng/ml, tenendo conto che spesso tale sostanza può risultare alta a causa dell’età avanzata, in caso di disabilità funzionale o soggetti ospedalizzati, interventi chirurgici e traumi. Concentrazioni di D-dimero che superano i valori normali possono essere imputate a:
- infezioni;
- neoplasie;
- coagulazione intravasale disseminata;
- trombo-embolia venosa;
- cardiopatia ischemica;
- malattie epatiche o infiammatorie intestinali;
- artrite reumatoide.
D-dimero: cosa fare quando è alto
Se dalle analisi risultano valori di D-dimero elevati è necessario procedere con l’esecuzione di indagini diagnostiche per individuare la causa di tale aumento, tenendo conto di vari fattori come l’età del paziente, l’assunzione di farmaci anticoagulanti o un recente intervento chirurgico. In genere, in soggetti sani o che non presentano particolari malattie, viene effettuato un ecocolordoppler degli arti inferiori, se si sospetta una trombosi profonda, una scintigrafia o Tac polmonare con mezzo di contrasto nel caso di embolia polmonare. Situazioni in cui una diagnosi tempestiva è fondamentale per la vita della persona.
Se i trombi sono dovuti a traumi o ustioni che hanno innescato i processi di coagulazione, basta trattare con appositi farmaci la parte ferita. Inoltre, è possibile assumere anticoagulanti o trombolitici, per far fluire i coaguli nelle vene o nelle arterie. Qualora l’embolo è molto grande si potrebbe ricorrere a un intervento chirurgico per la rimozione.
Rischio trombosi, campanelli d’allarme
La trombosi consiste nella formazione di coaguli nel sistema venoso profondo di braccia e gambe, che bloccano la circolazione del sangue. I campanelli d’allarme di questa condizione si possono notare a livello locale e sono rappresentati da gonfiore degli arti, dolore o fastidio, calore, arrossamento e vene più grandi sulla superficie della pelle. In presenza di tali sintomi, si può misurare la concentrazione di D-dimero nel sangue e se i valori sono elevati procedere con un’ecografia.
In presenza di questi sintomi è bene rivolgersi ad un medico o approfondire l’articolo sulle vene varicose.
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